Tracciamento contagi Coronavirus: i criteri da seguire
Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, nel suo intervento ad "Agenda Digitale" del 29 marzo scorso, è tornato a parlare dell'impatto del Coronavirus sulla privacy e di tracciamento dei contagi.
Stiamo vivendo un'emergenza sanitaria senza precedenti, ha dichiarato, che ci ha costretto a rivoluzionare in maniera tanto radicale quanto improvvisa le nostre abitudini e i nostri usi, e a ridisegnare tempi e spazi di vita.
Tra le tante misure restrittive messe in atto per contenere il contagio, meno evidenti sono apparse le limitazioni della privacy: dalla dichiarazione dei propri spostamenti, alle videoriprese di sé e di coloro che si trovano nel raggio dell'occhio elettronico, nell'ambito di riunioni o lezioni on line. In entrambi i casi viene toccato il diritto alla protezione dei dati personali (sancito come fondamentale diritto di libertà dalla Carta di Nizza), tuttavia questo tipo di limitazioni che riguardano la tutela della riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata ci appaiono spesso meno percepibili di quelle relative ad altri diritti. E assai meno tangibili possono sembrarci le implicazioni della geolocalizzazione dei nostri dispositivi mobili per realizzare il contact tracing.
Soro precisa comunque che le limitazioni del diritto alla protezione dati, se proporzionate e temporanee, rappresentano in questo momento il prezzo da pagare per tutelare l'incolumità di tutta la collettività e, in particolar modo, delle sue frange più vulnerabili. La vera difficoltà da affrontare è comprendere quale sia il grado di limitazione dei diritti strettamente necessario a garantire tale scopo, comprimendo le libertà quel tanto (e nulla più) che sia ritenuto indispensabile.
"Non si dica, dunque, che la privacy è il lusso che non possiamo permetterci in questo tempo difficile, perché essa consente tutto ciò che è ragionevole, opportuno e consigliabile fare per sconfiggere questo male oscuro."
La protezione dei dati personali può essere anche uno strumento utile nell'azione di contrasto della pandemia, e in quest'ottica viene considerata la proposta della geolocalizzazione dei soggetti positivi per meglio analizzare l'andamento epidemiologico o per ricostruire la catena dei contagi.
I criteri da seguire per la geolocalizzazione dei contagiati da Coronavirus
- gradualità: ovvero, valutare se le soluzioni meno invasive possano essere sufficienti a fini di prevenzione;
- proporzionalità: laddove si intendesse acquisire dati identificativi sarebbe necessaria un'analisi sullo scopo della raccolta dei dati;
- accertamento sanitario dei soggetti individuati quali potenziali contagiati;
- i soggetti privati dovrebbero porre il patrimonio informativo di cui dispongono a disposizione dell'autorità pubblica;
- le società coinvolte nelle analisi dei dati devono possedere idonei requisiti di affidabilità e trasparenza di azione.
In conclusione: "la chiave è nella proporzionalità, lungimiranza e ragionevolezza dell'intervento, oltre che naturalmente nella sua temporaneità. Il rischio che dobbiamo esorcizzare è quello dello scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese,scambiando la rinuncia a ogni libertà per l'efficienza e la delega cieca all'algoritmo per la soluzione salvifica. Così, una volta cessata quest'emergenza, avremo anche forse imparato a rapportarci alla tecnologia in modo meno fideistico e più efficace, mettendola davvero al servizio dell'uomo."